«E quella sera una foresta crebbe e crebbe e crebbe crebbe crebbe crebbe fino al soffitto ormai fatto di rami e foglie e pure le pareti si trasformarono in foresta ..».

No, non vogliamo raccontarvi la celebre storia di Max nel Paese dei mostri selvaggi, ma dell’aeroporto Changi di Singapore che, come in una favola, si è trasformato in un giardino paradisiaco.

In una grande cupola di vetro di 134 mila mq, un paesaggio verde di acqua e alberi che ricorda la magica e futuristica biosfera di Pandora, raccontata nel film Avatar, si fonde perfettamente nel paesaggio tipicamente urbano e contemporaneo di un luogo nato per il transito, lo scambio e il commercio.

C’è una foresta, una cascata coperta, la più grande del mondo, camminamenti sospesi per passeggiare sulle cime degli alberi, luoghi in cui mangiare, sostare, ritrovarsi, RESPIRARE, immersi in una vegetazione folta e avvolgente. Giardini pensili, ruscelli, piante e alberi, un albergo le cui stanze sono “capsule” con i servizi in comune, una piscina sempre aperta, una sala cinema gratuita, un giardino di farfalle, uno di cactus e uno di orchidee.

Riuscirà la Natura a trasformare il non luogo tanto caro all’antropologo Marc Augè – mondo promesso alla individualità solitaria, al passaggio, all’effimero – a luogo antropologico, identitario, relazionale, storico?

Vedremo.. l’aereoporto inaugurerà il 19 aprile ..