Le città sono il luogo del futuro.

I boschi urbani sono una risposta alle sfide della contemporaneità.

 

In questi 10 anni abbiamo invitato molti autori a raccontare una visione personale di bosco urbano e stimolato i nostri visitatori ad abitare consapevolmente questo paesaggio, respirarne l’aria leggera e sperimentarne il potere terapeutico.

Le città, per far vivere gli uomini hanno bisogno di centinaia di ettari di verde: immaginarle come alternative a boschi e foreste o a luoghi in cui la vegetazione è puro decoro, è un’illusione che fa male.

Dobbiamo ripensarle come ecosistemi in cui fusti e arbusti sono membri della comunità. E dargli un nome, possibilmente, come già a tartarughe, cani e gatti.  Emanuele Coccia

Le città sono i luoghi del futuro.

Nei prossimi trent’anni ospiteranno il 70% degli esseri viventi e produrranno da sole la maggioranza del Pil globale. Dovranno evolversi per rispondere alle tante sfide che le aspettano.

Forse dovremmo iniziare a pensare alla città come fatto forestale e alla foresta come un fatto urbano, impegnandoci seriamente a trasformare le megalopoli in nuove foreste, foreste urbane e abitate da umani, animali e vegetali.

 

I boschi urbani nelle installazioni del Festival: piccoli habitat naturali che invitano il pubblico a respirare e riflettere.

Seguite le cime degli alberi e troverete i nostri boschi urbani, le installazioni di paesaggio che nel tempo il Festival ha proposto al suo pubblico.

Luoghi sacri, dimore di creature originate dalle antiche memorie del subconscio umano.

Piccoli spazi verdi che lanciano messaggi fermi e duraturi, pensati per essere posti su balconi, terrazzi, tetti della città e per sollevare questioni importanti come la ricchezza del mondo naturale e della biodiversità, dell’interconnessione tra specie viventi.

Luoghi per meditare e riposare, posti tranquilli in cui ritrovare il contatto con l’universo che ci circonda. Passaggi che portano diritto nella dimensione dei sogni e della fantasia.

Tane in cui provare l’esperienza primordiale del rifugio e della cura. Un bosco abitato da grandi maestri con radici profonde capaci di parlare alla nostra anima, da abbracciare, toccare, conoscere.

O un’ umida, fitta foresta profumata di cirmolo, in cui abbandonarsi alla natura che calma corpo e mente.

Spazi in cui svolgere quell’azione ricorsiva, ritmica, cadenzata che facciamo di continuo, senza neppure accorgercene a cui affidiamo la nostra sopravvivenza: RESPIRARE.

Semplicemente e nulla di più che essere in vita.

 

Buona passeggiata.