Hanami all'Orto Botanico
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Hanami all'Orto Botanico
Il Museo Orto Botanico Sapienza Università di Roma in collaborazione con Festival del Verde e del Paesaggio presentano
Hanami all’Orto Botanico 12 – 13 aprile 2025
Il Museo Orto Botanico di Roma, in occasione della fioritura dei ciliegi del giardino giapponese, celebra con un evento dal titolo «Hanami all’Orto Botanico» l’idea di Natura che permea la cultura giapponese e ne definisce la sua estetica.
Nella contemplazione dei ciliegi in fiore e di quella bellezza tanto sorprendente quanto effimera, è racchiuso uno dei concetti che più profondamente attraversa il pensiero giapponese, quello dell’impermanenza dell’esistenza.
L’antica attitudine degli abitanti del Sol Levante a godere e accettare la caducità e la provvisorietà dell’esistenza in quanto tale, la sensibilità ad abbracciare nella struggente bellezza dell’hic et nunc, la malinconia della fine.
Comprendere questo aiuta a spiegare il perché in tutto il mondo sia così diffusa e amata la “cultura Sakura” e la visione giapponese della Natura, amplificata anche da una meravigliosa varietà lessicale che ne racconta dettagli e particolarità.
Hanami 花見 guardare i fiori è un termine che si riferisce alla tradizionale usanza giapponese di godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi, in particolare di quella dei ciliegi.
Il delicato e sorprendente fiorire dei sakura 桜 (il cui kanji proviene dal carattere cinese che indicava yusura-ume ovvero «il ciliegio di Nanchino»), in Giappone segna l’inizio di tutto: dal calendario scolastico e fiscale all’inaugurazione dell’anno accademico nelle università alle nuove esperienze di vita.
La loro bellezza e la subitanea decadenza, rappresenta la metafora della vita stessa e racconta la relazione profonda che lega l’uomo alla Natura.
Nella cultura giapponese la natura è madre e maestra, guida e origine di tutto, compreso l’uomo.
Lo Shintō insegna che la natura è animata da entità soprannaturali misteriose e sfuggenti che vi risiedono, dotate del potere di creare e distruggere. Entrare in contatto con i Kami vuol dire entrare in contatto con noi stessi. Riprodurre il mondo puro della natura, imitandone i processi, porta al perfezionamento spirituale. Quando si modella un bonsai, un ikebana, un suiseki – rappresentazione della nostra arcaica appartenenza alla natura – modelliamo noi stessi, una diversa sostanza di noi stessi.
Un secondo filo rosso guida questo evento: il wabi sabi. Due parole che insieme esprimono una filosofia di vita, un sentire e un modo di stare, orientarsi nel mondo, apprezzarne la bellezza autentica che privilegia l’imperfezione, il divenire e la transitorietà, suggerendoci nuovi sguardi per leggere la quotidianità.
«Hanami all’Orto Botanico» è un evento che mette al centro la fine capacità giapponese di osservare la Natura e partecipare emotivamente al suo mondo. Invita i visitatori ad esplorare la compenetrazione dei concetti di natura e bellezza onnipresenti in questa cultura. Li accompagna lungo un percorso libero, fatto di mostre, momenti di condivisione e dialogo, bagni nella foresta, visite guidate, laboratori per bambini.
Sabato 12 aprile
La cultura giapponese sottolinea la necessità di armonia ed equilibrio nel rapporto tra uomo e natura perché siamo tutti parte dell’universo. Ciò si riflette nella vita quotidiana, nella comprensione degli altri esseri viventi, nella speciale devozione al cambiamento delle stagioni – che mostrano attraverso varie celebrazioni come Hanami (primavera) o Momijigari (autunno) – nell’ammirazione del mondo naturale e nella consapevolezza dei suoi poteri benefici. Su questo si basa il Forest Bathing o Shinrin Yoku, rigenerante pratica di terapia naturale che invita a rallentare, connettersi con la natura, liberare la mente, lasciarsi guidare solo dai sensi.
Una passeggiata consapevole ti permetterà una lenta e progressiva immersione nel bosco dell’Orto Botanico, stazione sperimentale urbana di terapia forestale.
L’energia del tamburo giapponese (Taiko) viene trasmessa a chi l’ascolta dalle percussioniste del primo gruppo italiano di tamburi giapponesi: il “Gruppo Taiko” con Catia Castagna attrice e percussionista, Marilena Bisceglia percussionista e aikidoka e Daniela Anzellotti.
Eleganza e potenza dei movimenti, precisione nell’esecuzione con spazi dedicati a piccole e “giocose” improvvisazioni, ma senza la pretesa di “essere giapponesi”, usando quindi la tecnica del taiko che viene però qui “contaminata” dalle precedenti esperienze artistiche delle due percussioniste.
L’energia parte, trapassa e ritorna, in un circuito continuo, perché come dice il maestro Kurumaya Masaaki, la pelle del tamburo è uno specchio che riflette ciò che si fa, quindi se si suona con il cuore (kokoro) si trasmettono e si ricevono emozioni, facendo vibrare l’anima di chi ascolta.
Perché il Kendama è così amato in Giappone? Davide Leonardi, campione europeo e mondiale in kendama freestyle, è pronto a insegnare le basi e i primi trucchi di questo tradizionale gioco giapponese che da 400 anni allena coordinazione, concentrazione e creatività.
L’origami è un’arte tradizionale giapponese che trasforma un semplice foglio di carta in meravigliose creazioni tridimensionali. Con pochi gesti è possibile realizzare figure ispirate alla natura, come fiori e animali.Venite a scoprire l’origami e a creare insieme bellissime opere di carta, per immergerci nell’atmosfera della primavera giapponese!
Kanyukai – Associazione culturale fondata nel 2003 a Osaka, in Giappone. Dal 2021 promuove la cultura del giapponese in Italia attraverso corsi ed eventi dedicati alla diffusione delle arti tradizionali del Sol Levante.
La calligrafia è l’arte di scrivere qualcosa a mano in modo elegante e raffinato, in modo che ogni parola sia unica e piacevole alla vista. Tuttavia, l’uso del termine occidentale “calligrafia” o bella scrittura, non esprime appieno il significato della pratica legata alla scrittura in Estremo Oriente dove è intesa come una vera e propria forma d’arte.
In Giappone, per definire questa pratica, si usa il termine shodō 書道 che significa “via della scrittura”, dove 書sho indica “la scrittura” e il carattere 道 dō è tradotto come “via, percorso”. Quindi, il termine giapponese sottolinea la pratica di un’arte che richiede un impegno costante e che assume le caratteristiche di un “percorso”. Tale via conduce il praticante, tramite un perfezionamento tecnico, soprattutto ad un affinamento interiore.
L’artista crea un’opera d’arte con un pennello di bambù, inchiostro e carta, dove egli trasferisce armonia e bellezza. Quindi, non si tratta solo di bella calligrafia, ma anche di tracciare dei tratti traferendo in essi la forza dell’artista e del suo spirito.
Le Maestre calligrafe dell’Associazione Tondo Rosso, scuola di lingua e cultura giapponese a Roma e online da più di 15 anni, saranno presenti per scrivere il nome del pubblico, o una parola evocativa, con la scrittura shodō.
L’arte ceramica giapponese ha radici antichissime, le sue tecniche sono ben codificate. Conosceremo insieme le tecniche tebineri, che prevedono l’utilizzo esclusivo delle mani, senza ausilio di utensili o della ruota del vasaio. Sebbene non permettano la realizzazione di opere di grandi dimensioni, esse consentono di creare oggetti dalla bellezza rustica ma soprattutto di connettersi in maniera più diretta con l’argilla e con la propria immaginazione. Sarà mostrato come si realizzano vasetti per shitakusa (le erbette da compagnia per i bonsai nel tokonoma) e vasi e supporti per ikebana. Chi vorrà, potrà cimentarsi nella creazione di un piccolo oggetto.
Un viaggio nell’evoluzione di queste affascinanti bambole in legno. Dalle antiche kokeshi della regione del Tōhoku alle creazioni moderne della prefettura di Gunma, dagli omiyage kokeshi (souvenir) ai grandi maestri del dopoguerra, scopriremo come quest’ arte si sia trasformata fino ai giorni nostri.
Negli ultimi anni l’arte delle kokedama (non è un refuso, kokedama è femminile) è diventata molto popolare perdendo anche un po’ di autenticità. Queste dimostrazioni curate da Kokedamanti, seguono il metodo tradizionale giapponese che prevede l’utilizzo di un terriccio (Ketotsuchi) e una argilla (Akadama) particolari, perfette per questa coltivazione. Anche gli altri materiali utilizzati si rifanno alla tradizione e sono completamente naturali, ad esempio per appenderle si utilizza la corda naturale lavorata in macramé e non il filo di nylon. Durante questa dimostrazione su come si crea una kokedama, avrete cenni sulla loro origine e sulla storia del Giappone nel periodo Edo, l’indicazione dei materiali e delle piante più adatte e infine le indicazioni sulla loro cura e manutenzione.
Negli ultimi anni l’arte delle kokedama (non è un refuso, kokedama è femminile) è diventata molto popolare perdendo anche un po’ di autenticità. Queste dimostrazioni curate da Kokedamanti, seguono il metodo tradizionale giapponese che prevede l’utilizzo di un terriccio (Ketotsuchi) e una argilla (Akadama) particolari, perfette per questa coltivazione. Anche gli altri materiali utilizzati si rifanno alla tradizione e sono completamente naturali, ad esempio per appenderle si utilizza la corda naturale lavorata in macramé e non il filo di nylon. Durante questa dimostrazione su come si crea una kokedama, avrete cenni sulla loro origine e sulla storia del Giappone nel periodo Edo, l’indicazione dei materiali e delle piante più adatte e infine le indicazioni sulla loro cura e manutenzione.
Questa agile Guida al Giardino Giapponese dell’Orto Botanico di Roma si rivela una vera e propria introduzione al giardino giapponese e alla sua contemplazione al momento della fioritura dei ciliegi (hanami).
Lorenzo Casadei – Autore e traduttore, dal 2004 dirige la Collana Porte d’Oriente della CasadeiLibri dove ha tradotto tre libri di Veronique Brindeau: Elogio del muschio, Hanafuda il gioco dei fiori e Il sentiero che porta alla casa del tè. Dal 2019 è direttore responsabile della rivista di studi tradizionali giapponesi dell’Aikikai d’Italia, AIKIDO, rivista per la quale ha scritto numerosi articoli sull’arte dei giardini.
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Sapevate che l’Hanami dal periodo Edo (1603-1869) rappresentava un evento dove tutti, dai samurai ai contadini, dai mercanti ai feudatari, potevano godersi insieme un bel picnic?
Con una media di 10 milioni di visualizzazioni al mese tra TikTok e Instagram, Kenta è oggi il più grande influencer giapponese in Italia. Ma non si ferma ai social: organizza eventi di cultura giapponese, degustazioni di sake, cene tradizionali e tour autentici nel paese del sol levante
“Japonisme” è un termine coniato dal critico d’arte Philippe Burty nel 1872 e da allora è stato utilizzato per denominare l’influenza, in Occidente, della cultura giapponese in diversi settori: l’arte, l’artigianato, la letteratura, il collezionismo, la musica e il teatro. I viaggi dei “giapponisti” nel Paese del Sol Levante e le esposizioni universali della seconda metà dell’Ottocento introdussero anche un ulteriore motivo di interesse: quello per i giardini e per il giardinaggio nipponici, che verranno illustrati nella conferenza.
Dott. Marco Maovaz – Responsabile dell’Orto Botanico del C.A.M.S. – Università degli Studi di Perugia
Attraverso una dimostrazione che prevede la realizzazione di cinque diverse composizioni, il pubblico intraprenderà un viaggio che racconterà le connessioni profonde tra l’ikebana della scuola Ohara e le arti e la cultura del Giappone. Durante l’incontro le composizioni create dialogheranno con la pittura Rimpa, cattureranno l’essenza fugace degli haiku, si rifletteranno nella semplicità della cerimonia del tè (Chabana), risuoneranno nelle linee nella calligrafia (Shodō) e incarneranno l’austera eleganza del Bujin. Ogni composizione sarà una narrazione silenziosa, un’espressione che unisce arte, natura e spiritualità.
Silvana Mattei è Grandmaster della Scuola Ohara e Presidente dell’Ikebana Sakura Roma Ohara Chapter
Domenica 13 aprile
La cultura giapponese sottolinea la necessità di armonia ed equilibrio nel rapporto tra uomo e natura perché siamo tutti parte dell’universo. Ciò si riflette nella vita quotidiana, nella comprensione degli altri esseri viventi, nella speciale devozione al cambiamento delle stagioni – che mostrano attraverso varie celebrazioni come Hanami (primavera) o Momijigari (autunno) – nell’ammirazione del mondo naturale e nella consapevolezza dei suoi poteri benefici. Su questo si basa il Forest Bathing o Shinrin Yoku, rigenerante pratica di terapia naturale che invita a rallentare, connettersi con la natura, liberare la mente, lasciarsi guidare solo dai sensi.
Una passeggiata consapevole ti permetterà una lenta e progressiva immersione nel bosco dell’Orto Botanico, stazione sperimentale urbana di terapia forestale.
L’energia del tamburo giapponese (Taiko) viene trasmessa a chi l’ascolta dalle percussioniste del primo gruppo italiano di tamburi giapponesi: il “Gruppo Taiko” con Catia Castagna attrice e percussionista, Marilena Bisceglia percussionista e aikidoka e Daniela Anzellotti.
Eleganza e potenza dei movimenti, precisione nell’esecuzione con spazi dedicati a piccole e “giocose” improvvisazioni, ma senza la pretesa di “essere giapponesi”, usando quindi la tecnica del taiko che viene però qui “contaminata” dalle precedenti esperienze artistiche delle due percussioniste.
L’energia parte, trapassa e ritorna, in un circuito continuo, perché come dice il maestro Kurumaya Masaaki, la pelle del tamburo è uno specchio che riflette ciò che si fa, quindi se si suona con il cuore (kokoro) si trasmettono e si ricevono emozioni, facendo vibrare l’anima di chi ascolta.
Perché il Kendama è così amato in Giappone? Davide Leonardi, campione europeo e mondiale in kendama freestyle, è pronto a insegnare le basi e i primi trucchi di questo tradizionale gioco giapponese che da 400 anni allena coordinazione, concentrazione e creatività.
L’origami è un’arte tradizionale giapponese che trasforma un semplice foglio di carta in meravigliose creazioni tridimensionali. Con pochi gesti è possibile realizzare figure ispirate alla natura, come fiori e animali.Venite a scoprire l’origami e a creare insieme bellissime opere di carta, per immergerci nell’atmosfera della primavera giapponese!
Kanyukai – Associazione culturale fondata nel 2003 a Osaka, in Giappone. Dal 2021 promuove la cultura del giapponese in Italia attraverso corsi ed eventi dedicati alla diffusione delle arti tradizionali del Sol Levante.
Teatrino itinerante con tavole illustrate commentate dal vivo da Lucia D’Amato
Il Kamishibai è un antico strumento di comunicazione discendente dalla tradizione dei monaci buddisti e dei loro rotoli di stoffa con cui diffondevano la religione in Giappone fin dal XII secolo a.C. In sella a biciclette, tra gli anni ‘20 e gli anni ‘60 del secolo scorso, frotte di narratori giravano di villaggio in villaggio portando svago a buon mercato ai bambini che trovavano in questo teatrino l’unico diversivo in un periodo di grande crisi del paese nipponico.
La calligrafia è l’arte di scrivere qualcosa a mano in modo elegante e raffinato, in modo che ogni parola sia unica e piacevole alla vista. Tuttavia, l’uso del termine occidentale “calligrafia” o bella scrittura, non esprime appieno il significato della pratica legata alla scrittura in Estremo Oriente dove è intesa come una vera e propria forma d’arte.
In Giappone, per definire questa pratica, si usa il termine shodō 書道 che significa “via della scrittura”, dove 書sho indica “la scrittura” e il carattere 道 dō è tradotto come “via, percorso”. Quindi, il termine giapponese sottolinea la pratica di un’arte che richiede un impegno costante e che assume le caratteristiche di un “percorso”. Tale via conduce il praticante, tramite un perfezionamento tecnico, soprattutto ad un affinamento interiore.
L’artista crea un’opera d’arte con un pennello di bambù, inchiostro e carta, dove egli trasferisce armonia e bellezza. Quindi, non si tratta solo di bella calligrafia, ma anche di tracciare dei tratti traferendo in essi la forza dell’artista e del suo spirito.
Le Maestre calligrafe dell’Associazione Tondo Rosso, scuola di lingua e cultura giapponese a Roma e online da più di 15 anni, saranno presenti per scrivere il nome del pubblico, o una parola evocativa, con la scrittura shodō.
L’arte ceramica giapponese ha radici antichissime, le sue tecniche sono ben codificate. Conosceremo insieme le tecniche tebineri, che prevedono l’utilizzo esclusivo delle mani, senza ausilio di utensili o della ruota del vasaio. Sebbene non permettano la realizzazione di opere di grandi dimensioni, esse consentono di creare oggetti dalla bellezza rustica ma soprattutto di connettersi in maniera più diretta con l’argilla e con la propria immaginazione. Sarà mostrato come si realizzano vasetti per shitakusa (le erbette da compagnia per i bonsai nel tokonoma) e vasi e supporti per ikebana. Chi vorrà, potrà cimentarsi nella creazione di un piccolo oggetto.
Negli ultimi anni l’arte delle kokedama (non è un refuso, kokedama è femminile) è diventata molto popolare perdendo anche un po’ di autenticità. Queste dimostrazioni curate da Kokedamanti, seguono il metodo tradizionale giapponese che prevede l’utilizzo di un terriccio (Ketotsuchi) e una argilla (Akadama) particolari, perfette per questa coltivazione. Anche gli altri materiali utilizzati si rifanno alla tradizione e sono completamente naturali, ad esempio per appenderle si utilizza la corda naturale lavorata in macramé e non il filo di nylon. Durante questa dimostrazione su come si crea una kokedama, avrete cenni sulla loro origine e sulla storia del Giappone nel periodo Edo, l’indicazione dei materiali e delle piante più adatte e infine le indicazioni sulla loro cura e manutenzione.
Un viaggio nell’evoluzione di queste affascinanti bambole in legno. Dalle antiche kokeshi della regione del Tōhoku alle creazioni moderne della prefettura di Gunma, dagli omiyage kokeshi (souvenir) ai grandi maestri del dopoguerra, scopriremo come quest’ arte si sia trasformata fino ai giorni nostri.
Giorgio Amitrano è uno dei massimi nipponisti italiani. Per quattro anni direttore dell’Istituto di Cultura italiana a Tokyo, e attualmente titolare della cattedra di Lingua e letteratura giapponese all’Università degli studi di Napoli L’Orientale, Amitrano è il traduttore di autori come Yoshimoto Banana, Murakami Haruki, Kawabata Yasunari, Miyazawa Kenji.
Tommaso Scotti è nato a Roma ma vive e lavora in Giappone dal 2012. Ha conseguito un dottorato in matematica applicata a Tokyo nel 2015, a seguito del quale ha iniziato a lavorare nell’ambiente delle tecnologie finanziarie e pubblicitarie. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo L’Ombrello dell’Imperatore (Longanesi). Suona il pianoforte e pratica arti marziali.
Le kokeshi sono bambole di legno nate nella regione del Tohoku, nel nord-est del Giappone, probabilmente già all’inizio del 1800. Originariamente realizzate dai tornitori (kijishi) come giocattoli per bambini, divennero presto souvenir popolari venduti nelle onsen (stazioni termali). Oltre alla loro funzione ludica, le kokeshi furono utilizzate come portafortuna, in particolare per proteggere la salute e il raccolto.
Le kokeshi tradizionali (dento kokeshi) si possono raggruppare in una decina di scuole regionali, ciascuna con le proprie caratteristiche che le distinguono l’una dall’altra, ma seguono sempre stili rigorosi che vengono tramandati di generazioni in generazione.
Intorno agli anni ’50, tuttavia, una nuova generazione di artigiani iniziò a rompere con la tradizione, dando vita alle kokeshi moderne o creative (sōsaku kokeshi). Queste bambole si distinsero dalle versioni tradizionali per la libertà espressiva, la sperimentazione di nuove forme e l’uso innovativo del colore. A differenza delle kokeshi classiche, strettamente legate alla loro regione d’origine, le sōsaku kokeshi potevano essere create in tutto il Giappone, anche se una maggiore concentrazione di artigiani si registrò nella prefettura di Gunma, nella regione di Kantō.
Le kokeshi creative introdussero nuove tecniche di lavorazione, combinando diversi tipi di legno per esaltare contrasti cromatici e texture naturali. Gli artisti sperimentarono con forme più complesse, dettagli scolpiti, elementi decorativi dipinti o incisi. Alcune bambole presentavano un design astratto, altre richiamavano temi della vita quotidiana, della poesia e del passare delle stagioni. Questo rinnovamento trasformò le kokeshi da manufatti artigianali e folkloristici a vere e proprie opere d’arte, apprezzate dai collezionisti di tutto il mondo.
Durante questo incontro verranno presi in esame alcuni degli artisti che hanno segnato l’inizio di questa evoluzione dagli anni ‘50 e passeremo poi in rassegna le opere di alcuni dei maggiori artigiani ancora in attività. Tuttavia, nonostante la crescente popolarità (non solo in Giappone ma ormai in tutto il mondo), la manifattura delle kokeshi, sia moderne che tradizionali, è oggi a rischio. Il numero di artigiani è in diminuzione, e sempre meno giovani scelgono di dedicarsi a quest’arte, a causa della lunga formazione richiesta e della concorrenza della produzione industriale. Inoltre, il declino del turismo nelle regioni di origine (in particolare nel Tohoku dopo lo tsunami del 2011) ha ridotto le vendite, mettendo in difficoltà molti laboratori artigianali. Tuttavia, grazie all’interesse crescente di collezionisti e appassionati, e all’impegno degli artigiani, la speranza di preservare e rinnovare questa forma d’arte resta viva. Le kokeshi moderne continuano a raccontare una storia di tradizione e innovazione, rappresentando una delle espressioni più affascinanti dell’artigianato giapponese.”
Alessandro Servidio, inizia a collaborare con KimonoFlaminia nel 2011, un progetto nato nel 2009 dalla passione di Flaminia Pirozzi e dalle sua volontà di far conoscere in Italia manufatti giapponesi unici e carichi di storia.
Alessandro si dedica in particolare al mondo delle kokeshi, con un’attenzione speciale alle kokeshi vintage, rare e d’autore, questo lo porta anche a viaggiare in Giappone per conoscere personalmente gli artigiani che hanno contribuito a rendere queste opere delle vere e proprie opere d’arte.
Lo haiku, poesia tradizionale che si è sviluppata in Giappone a partire dal XVII secolo, conta ancora oggi in patria migliaia di estimatori e poeti affiliati ad innumerevoli scuole. La sua brevità – soltanto diciassette sillabe – e l’apparente facilità delle regole che lo governano, lo rendono accessibile anche ai poeti occidentali che, a partire da Ungaretti per arrivare a Zanzotto, Silvio Ramat, Valentino Zeichen o Bianca Maria Frabotta – solo per citarne alcuni – non hanno esitato a cimentarvisi.
Una semplicità fittizia: in realtà, oltre alla divisione fissa delle sillabe secondo un ritmo che vede 5 sillabe nel primo verso, 7 nel secondo e 5 nell’ultimo, una pausa nel ritmo e una parola che indichi la stagione – condizioni senza le quali non si può parlare di haiku classico – questa piccola poesia mantiene in sé la capacità di ricollegarsi a fenomeni universali travalicando l’immagine o la scena che ci presenta.
a cura dell’Associazione Tondo Rosso scuola di lingua e cultura giapponese a Roma e online da più di 15 anni
Cristina Banella. Traduttrice, ricercatrice ed insegnante di lingua giapponese, ha conseguito un dottorato di ricerca all’Università di Roma ‘La Sapienza’ con una tesi comparatistica sullo haiku moderno e premoderno.
Oltre ai suoi lavori di ricerca sullo haiku e sulla poesia italiana reperibili in rete, contribuisce con i suoi articoli alla rivista d’arte Pioggia Obliqua. Ha inoltre tradotto in giapponese l’opera di Donatella Bisutti “Duet of Water”. Attualmente continua ad affiancare all’attività di insegnamento della lingua giapponese quella di ricerca sullo haiku del Novecento, concentrandosi in particolar modo sul fenomeno della nascita dello haiku femminile in Giappone.
Attraverso una dimostrazione che prevede la realizzazione di cinque diverse composizioni, il pubblico intraprenderà un viaggio che racconterà le connessioni profonde tra l’ikebana della scuola Ohara e le arti e la cultura del Giappone. Durante l’incontro le composizioni create dialogheranno con la pittura Rimpa, cattureranno l’essenza fugace degli haiku, si rifletteranno nella semplicità della cerimonia del tè (Chabana), risuoneranno nelle linee nella calligrafia (Shodō) e incarneranno l’austera eleganza del Bujin. Ogni composizione sarà una narrazione silenziosa, un’espressione che unisce arte, natura e spiritualità.
Silvana Mattei è Grandmaster della Scuola Ohara e Presidente dell’Ikebana Sakura Roma Ohara Chapter
Tutte le attività sono gratuite e si prenotano sul posto
Orari di apertura: 9:00 – 18:30
Tel. 06 94844234