Se anni fa, qualcuno ci avesse detto che esisteva una scuola in cui i bambini fanno lezione nel bosco, giocano con gli animali, praticano il silenzio attivo, scoprono il mondo delle piante, avremmo pensato ad uno scherzo.

E se poi ci avesse detto che questa scuola ha:

  • pareti di sughero bruno, e canapa
  • video-oblò sul soffitto che riflette immagini della Natura
  • cascata d’acqua
  • erogatori di aromi e luci
  • emulatori di vento e calore
  • lampade che modulano l’intensità d’illuminazione a seconda di quella naturale
  • pannelli radianti che diffondono calore omogeno
  •  parete interattiva che permette di visualizzare informazioni e di interagire con esse
  • dispositivi che emulano ambienti (il bosco, la montagna …) e situazioni naturali (un temporale o il passaggio dal giorno alla notte, dal sole alla luna)

probabilmente lo avremmo considerato un pazzo.

In realtà questa è una scuola vera. Una scuola pubblica (!!) e italiana (!!!!).

Insomma un progetto educativo rivoluzionario.

Prima di raccontarvi di più su questa scuola che sembra uscita da un racconto di Harry Potter (chissà se fanno lezioni di erbologia?), ripassiamo il concetto di biofilia.

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La biofilia e l’intelligenza naturalistica.

È la nostra innata tendenza a concentrare la nostra attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda e, in alcune circostanze, ad affiliarvisi emotivamente. Edward O. Wilson

La biofila è una caratteristica propria di qualsiasi essere umano e come tale può essere formata o sviluppata, coltivando quella forma di intelligenza definita dallo psicologo americano Howard Gardner, teorico delle intelligenze multiple, intelligenza naturalistica e cioè

la capacità di riconoscere ed entrare in relazione con gli organismi viventi e gli oggetti naturali e di processare informazioni che permettono di distinguere tra oggetti naturali e artificiali.

Se i bambini non hanno un adeguato rapporto con la natura, la biofilia non viene stimolata e l’intelligenza naturalistica si atrofizza.

Questo provoca conseguenze nello sviluppo fisico e psichico dei bambini .

Richard Louv parla di  nature deficit disorder.

Lo scrittore e giornalista, in un’intervista di qualche anno fa al quotidiano inglese The Guardian, sosteneva che

Per questa generazione, la natura è più un’astrazione che una realtà fisica.

I bambini oggi possono parlarti della foresta amazzonica, ma non dell’ultima volta in cui sono entrati da soli in un bosco.

La natura è qualcosa da guardare da lontano, qualcosa da consumare.

Qualcosa di molto profondo è successo nel rapporto dei bambini con la natura. 

I videogiochi attirano i bambini all’interno delle loro case, ma ciò che li spinge dentro è la paura dei loro genitori: del traffico, certamente, ma anche del rapimento, dell’abuso, del pericolo.

A questo si aggiunga il doposcuola e l’idea molto moderna secondo cui il tempo di un bambino deve essere sfruttato in modo costruttivo. Insomma non c’è spazio per andare un pomeriggio nei boschi.

Inoltre, chi si prenderà la briga di occuparsi del pianeta se non è rimasto nessuno capace di comprendere, interessarsi, connettersi con l’ ambiente naturale?

Quello che stiamo facendo invece è instillare nei bambini una specie di ecofobia.

Li stiamo sovraccaricando di scenari di paura e disastro: la preoccupazione per l’ ambiente sta schiacciando il rapporto dei bambini con la natura.

Ora possiamo spiegarvi meglio cos’è questa scuola e cosa si insegna.

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La prima scuola biofilica in Italia

Prima domanda. Dove siamo?

In una Restorative School, una scuola con caratteristiche rigenerative rispettosa della Natura fuori e dentro di noi, dotata d’interfacce artificiali visibili/invisibili che stimolano nel bambino la percezione dell’ambiente scolastico come luogo che suscita emozioni e pensieri piacevoli.

Qui non ci sono cattedre.

L’insegnante siede nei banchi e partecipa alla lezione.

Ogni aula ha un piccolo rifugio in cui nascondersi.

Le sedie hanno le ruote e gli armadi sono fatti per scrivere.

Le piante avvolgono gli spazi e buona parte del programma si svolge all’aperto.

La scuola primaria di Gressoney-La-Trinité è un prototipo di scuola biofila, un luogo di apprendimento capace di

  • restituire energia psichica ai suoi piccoli abitanti
  • stimolare lucidità di pensiero e creatività
  • migliorare il senso di sicurezza e tranquillità derivanti dal sentimento di empatia e affiliazione che si prova verso la Natura.

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Com’è nato questo progetto?

Da un sogno? Forse, ma sicuramente dal grande impegno di un gruppo di ricercatori dell’Università della Valle d’Aosta che insieme al professor Giuseppe Barbiero, nel Laboratorio di Ecologia Affettiva (LEAF), studiano da dodici anni la biofilia.

Le ricerche hanno dimostrato che il contatto con la natura ha un potere rigenerativo della capacità di attenzione diretta e sostenuta del bambino e migliora le sue qualità empatiche. 

Tutto chiaro, ma come facciamo a capire quando un luogo ha tutti requisiti in regola per definirsi biofilo?

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Come si valuta il potere rigenerativo di un ambiente.

Con il Biophilic Quality Indexes (BQI), lo strumento di misurazione, sviluppato dal professore Barbiero in collaborazione con la collega Rita Berto.

In questa scuola del terzo millennio, anche la didattica è diversa perché si dà molta più importanza all’ambiente.

Alice Venturella pedagogista e borsista di ricerca spiega come il loro lavoro segua la pista tracciata da Rachel e Stephen Kaplan.

I due psicologi ambientali dell’Università del Michigan a metà degli anni Novanta giunsero alla conclusione che esistano due esperienze fondamentali capaci di stimolare una rigenerazione significativa dell’attenzione diretta dopo una fatica mentale:

  • la wilderness, l’immersione nella Natura 
  • la mindfulness, ovvero le pratiche di meditazione riconducibili alla meditazione di consapevolezza. 

E così molte materie, soprattutto quelle scientifiche, sono svolte all’aperto e ogni giorno si dedicano pochi minuti (1 per ogni anno di età) al silenzio attivo, tecnica imparata dalla monaca zen Dinajara Doju Freire, che ha accompagnato l’equipe del professore Barberio durante tutta la ricerca.

Il silenzio attivo è sedersi in consapevolezza come dice Thich Nhat Hanh, monaco zen, poeta e costruttore di pace, considerato oggi insieme al Dalai Lama una delle figure più rappresentative del Buddhismo nel mondo.

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Immagina se la scuola

  • insegnasse a giocare con gli animali
  • esplorare le infinite forme di una pianta
  • ascoltare (e leggere) i racconti sui cicli biogeochimici del pianeta
  • incuriosirsi su come funziona un organismo vivente e il mondo circostante
  • affrontare le prime paure
  • a rispettare il grande cerchio della vita.

educasse alla biofilia

ad affinare la propria capacità di comprensione del mondo naturale stimolando l’interpretazione, la curiosità e la creatività

avremmo dei ragazzi felici e illuminati