Indagano l’idea di giardino casa quale organismo vivente che respira, si nutre in maniera osmotica con la natura che lo circonda e lo riveste, stimolando un nuovo abitare fuori e dentro, le due installazioni presentate al Festival del Verde e del Paesaggio 2023, Il Giardino Sinestetico e Facciamo che ero.

Il giardino casa

C’è qualcosa di nuovo nel giardino. Anzi di antico.

Un numero sempre maggiore di persone cerca un rifugio negli spazi esterni e nell’arcaica connessione con la natura. È il desiderio di dare significato al proprio posto su questo Terra, di soddisfare quel bisogno primario della nostra specie che è l’abitare, «il bozzolo in cui gli esseri umani prendono forma», come afferma Walter Benjamin.

Nostalgia romantica per sfuggire la realtà ed entrare nell’incanto dei sogni? Al contrario. Chi “esce in giardino” cerca un modello esistenziale alternativo, un luogo, un vero luogo, a differenza dei non luoghi di Marc Augè, dove sperimentare la relazione con il vivente e coltivare la propria esistenza.

È successo che il giardino si è fatto casa, spazio di cura e di affetto e la casa, una stanza all’aperto, come teorizzava l’architetto Bernard Rudofsky secondo il quale l’idea stessa di casa coincide con il Paradiso, parola che deriva dal temine persiano “giardino del piacere recintato da mura”.

Abbiamo forse compreso che per imparare l’arte di vivere è necessario mantenere il rapporto con la natura al centro della nostra esperienza e abbracciare la massima epicurea “è impossibile conoscere fuori dal giardino”.

Può dunque il giardino casa essere la via che conduce a quell’ ”abitare poeticamente la Terra teorizzato da Hoderlin?

Rispondono alla domanda le due installazioni del Festival 2023, proponendo un antidoto al nostro abitare “completamente impoetico” e suggerire la natura quale mezzo per riportare l’uomo all’autenticità e all’essenza del proprio abitare.

Le installazioni del Festival 2023: “Il Giardino Sinestetico”

È un progetto a quattro mani, la visione artistica e paesaggistica di :Paesaggisti – Ilaria Tabarani, Lorenzo Decembrini –  e  RAA&co_Raffaella Anzaldo Architetture che conducono il visitatore in un giardino che è fuori ed è dentro allo stesso tempo.

:Paesaggisti

Lorenzo Decembrini e Ilaria Tabarani, classe 1987, nascono in due piccole realtà geograficamente distanti: la costa rocciosa del golfo di Sant’Eufemia e la Sabina affacciata sulla valle del Tevere.
Formati a Roma, in Architettura dei Giardini e del Paesaggio alla facoltà di Architettura della Sapienza, con interessi diversi all’interno della materia paesaggistica, dal restauro di parchi e ville storiche al recupero urbano, decidono nel 2015 di iniziare a collaborare, testandosi in un festival internazionale di giardini. Da allora non hanno mai smesso.

Convinti più che mai che la progettazione paesaggistica sia strettamente connessa a quella architettonica ed urbanistica decidono di contribuire alla diffusione della cultura del paesaggio. Oggi lavorano a distanza, dalla Sicilia e dal Lazio, sia su territorio nazionale che internazionale.

RAA&co_Raffaella Anzaldo Architetture

Lo studio RAA&co, lavora  dalla larga scala fino al design dell’oggetto per trasformare gli spazi attraverso il progetto. È formato da:

  • Raffaella Anzaldo, architetto Phd. in Pianificazione Territoriale, ha lavorato come ricercatrice e docente nelle Facoltà di Architettura di Siracusa e Reggio Calabria. Pianificazione partecipata, mobilità sostenibile ed attenzione per le utenze deboli, sono stati i suoi principali campi di ricerca e lavoro attraverso numerosi laboratori di trasformazione urbana. Nel 2008 fonda RAA&co, studio di architettura e laboratorio di sperimentazione in cui metodo, ricerca, ascolto ed osservazione sono le basi.
  • Lorenzo Decembrini, paesaggista ed osservatore di giardini formato a Roma, all’Università della Sapienza. Durante la carriera universitaria si impegna in svariate esperienze internazionali tra le quali l’organizzazione del LeNotre Landscape Forum 2013, che lo aiutano a sviluppare competenze comunicative e organizzative in ambienti multiculturali e mutidisciplinari. Dal 2018, aderisce allo studio RAA&co, con l’obiettivo di creare progetti architettonici universali, completi ed armonici.

Lo studio si avvale della collaborazione di molteplici figure dalla differente formazione,  una ricchezza sulla quale si basa il loro metodo di lavoro.

Il progetto

Il giardino d’ingresso al Festival inizia da un portale, uno spazio chiuso di decontaminazione, una tabula rasa che prepara i nostri sensi ad entrare in uno spazio aperto, rigoglioso, che snodandosi tra antri e piacevoli luoghi di sosta, ci conduce all’interno del festival vero e proprio.

Nella direzione opposta l’installazione ci propone un percorso inverso: è sempre un giardino ad accompagnarci, più rado, con larghe aperture sulla domus sottostante ed alla fine un altro portale, che questa volta ci introduce al “fuori”.

Questa installazione vuole declinare il giardino come luogo da cui partire e a cui tornare; un susseguirsi di contrapposizioni:

  • il giardino e la casa
  • il dentro e il fuori
  • il giorno e la notte
  • il passato e il futuro
  • e tutti questi elementi (s)combinati tra loro.

Un’ esperienza circolare attraverso le arti e le textures, tra le innovazioni e l’archeologia, dove la fine diventa principio, un invito a riflettere sullo spazio che abitiamo.

L’ allestimento

Sinestesia è un giardino che ha la funzione di accompagnare i visitatori dentro l’area del Festival del Verde e del Paesaggio attraverso un patchwork di stimolazioni sensoriali.

«Ispirati dal tema di quest’anno, abbiamo pensato ad un’installazione coinvolgente ed intrigante.

Inizia con una stanza, buia, costellata di ghiaia luminescente in cui ci accompagnano suoni di una natura invisibile.

Sollevata la tenda alla fine della stanza, gli stimoli sensoriali si invertono:

  • l’ambiente che vedevamo stretto e buio diventa ampio e luminoso
  • i suoni naturali che sentivamo diventano musica
  • lo spazio vuoto diventa rigoglioso.

Uscendo dalla stanza siamo entrati in un giardino.

Un corridoio verde e lussureggiante che fa sfoggio di tutta la sua contemporaneità attraverso materiali, tessuti, forme ed il loro accostamento alle piante.

Ci saranno delle piccole aree di sosta, comodamente arredate e un’area un po’ più grande che ospiterà degli eventi artistici live.

Il giardino finisce poi nell’area del Festival, ma il percorso si ripiega su sé stesso, diventando la via d’uscita.

Lungo essa la vegetazione è più rada e lascia far da padrone alla vista la domus sottostante.

Il percorso continua tra le piante e le fioriere in corten fino ad arrivare ad un altro portale.

Speculare a quello d’ingresso, diventa però una pergola su cui veleggiano tessuti colorati; un altro passo e si è fuori, con alle spalle l’entrata e l’uscita affiancate.

Volessi tornare indietro faresti la stessa strada?

Le collaborazioni artistiche

L’installazione si avvale del contributo di artisti, artigiani e designer

  • DoAcoustics, azienda catanese fondata dal musicista Davide Oliveri – che fa del suono naturale la base della ricerca nel campo audio –  e che produce in maniera artigianale, artistici diffusori per impianti Hi-Fi
  • Materiae Milano, azienda milanese di superfici per l’architettura, prodotti all’avanguardia, altamente tecnologici e duraturi, per la costruzione e la manutenzione di infrastrutture
  • NomadArte , un gruppo di professionisti al servizio dell’arte, nato da un’idea di Fabio Pennacchia, studi in storia dell’arte, corso di Arte civica alla facoltà di Architettura di Roma, realizza istallazioni un po’ scultoree mirando al mimetismo o alla leggerezza che spingano al massimo la percezione delle forme e progetti legati alla rivitalizzazione della coscienza dello spazio attraverso opere sottili e  intangibili, e Carlo Giannone
  • Cuadra – paesaggi su misura, artigiani specializzati nella lavorazione dei metalli destinati a diversi utilizzi in particolare del corten per la creazione di arredi per esterni.
  • Maison Decor da Catania

L’installazione verrà poi animata da Ilaria Paccini con la scultura dalla serie “TERRACRUDA”. La scultura è il vaso (quasi un caput alchemico) che accompagna la crescita della pianta che si modella sulla scultura, fino a che dentro e fuori scompaiono. La “distruzione” dell’arte presuppone infinite forme in cui prima e dopo si uniscono in un percorso comune dove passato e presente sono percepiti in un intreccio.

Le installazioni del Festival 2023: “Facciamo che ero”

È un progetto di Spazio Giallo Interiors.

Spazio Giallo Interiors

È un collettivo romano audace e multidisciplinare, aperto alla creatività e alla diramazione di idee. Un laboratorio che ascolta e produce intuizioni ed emozioni, presentando modi di vivere, adattandoli alle necessità richieste da ciascun cliente. Un luogo con un elemento di vendita e uno di esposizione, che mette in relazione il cliente con i professionisti adatti a realizzare insieme progetti unici, colorati, e pieni di fantasia, tra cui architetti, artigiani e designer. Inoltre, al suo interno si tengono attività di workshop e programmazione in cui si sviluppano abilità e si scambiano idee.

La fondatrice, Carolina Levi, ha un passato colorato come lo spazio che propone. Con un trascorso sia da attrice che da produttrice cinematografica, lavora da anni con il corpo e le emozioni esternalizzando ciò che accade interiormente. Ha fondato il festival “Misticanza”, un inno all’arte e alle arti performative, e prodotto oltre 12 documentari vincendo premi alla Biennale di Venezia nel 2016 con il film “Perché sono un genio!” e il Nastro d’Argento nel 2019 per il miglior documentario “1938 Di- versi”.

Spazio Giallo risponde alle parole chiave creatività e design, rispecchiandosi nelle parole di Giò Ponti: “Tutto al mondo deve essere coloratissimo”.

L’attenzione al colore è infatti uno dei temi centrali del collettivo, facendo di ogni progetto una nuova coloratissima storia da raccontare.

Nei suoi arredi si legge la voglia di evadere e di trasformare il quotidiano in altro, attraverso modi nuovi di percepire e vivere la casa. Proprio per questo, ogni residenza da loro creata è unica, rispecchiando il carattere di chi la abita e le palette che preferiscono.

Qui, l’idea di casa è intesa come uno spazio originale, che esprime la memoria, la personalità, e le interiorità di chi la vive.

Il progetto

«Quante volte ci siamo detti che dovremmo ispirarci ai bambini per ritrovarci in un mondo più bello, giusto e coloratissimo? Questa volta siamo passati ai fatti e abbiamo provato a immaginare la stanza di Spazio Giallo al Festival del Verde e del Paesaggio con gli occhi dei più piccoli».

L’ispirazione

Quando il gioco è finito e non è andata come avrebbero voluto, i bambini non dicono mai e adesso facciamo come dico io!, dicono: “Facciamo che ero”.

È il loro modo, sognante e gentile, di riavvolgere il nastro e di riprovarci, sperando che stavolta vada bene.

Perché niente, per un bambino, è più sacro di un gioco.

Facciamo che ero è, per Spazio Giallo, il modo di riavvolgere il nastro con la fantasia e la sensibilità di un bimbo, l’invito a costruire un mondo più bello, gentile e coloratissimo, dove il cielo si scambia di posto col mare e le regole dei più grandi finiscono a gambe all’aria.

È il nostro modo di rimettere al centro la natura come farebbe un bambino e come predicava, del resto, il grande William Morris, l’altra figura a cui ci siamo ispirati per questa nuova avventura insieme agli amici di Cieloterradesign.

Facciamo che ero è un percorso libero e ironico, che contamina gli spazi del Festival portando il verde in un interno dove sognare concretamente, che poi è un altro modo, forse il più bello, di rimettersi… in gioco!

L’allestimento

Negli spazi indoor dell’Auditorium Parco della Musica, Spazio Giallo ricrea un interno dove la natura è rovesciata in maniera giocosa e immaginifica: si cammina sulle nuvole e, quando si alza lo sguardo, si vede il mare.

L’allestimento è ispirato alla lezione del grande William Morris, il designer all’origine del movimento Arts&Crafts, teorico di una creatività che rispetta la natura: «Di sicuro non esiste un miglio quadrato della superficie abitabile della Terra che non sia bello a suo modo, se solo noi uomini ci asterremo dal distruggere deliberatamente quella bellezza»

L’allestimento è realizzato con le opere:

  • gli arazzi: “il mare dentro e mi culla” con vasi Ikebana e Primoquarto di CCONTINUA+MAMT, il duo italiano di base ad Amsterdam nato dalla collaborazione tra Chiara Caselli, ceramista, e Francesco Carrasso, artista e tatuatore. Le loro creazioni nascono da una combinazione tra un immaginario primitivo e folcloristico che si mescola al contemporaneo con attenzione alla tradizione.  Il lavoro di CCONTINUA+MAMT si aggiudica il riconoscimento di EDIT NAPOLI 2022, la rassegna dedicata al design editoriale e d’autore.
  • i tavolini di Stamuli AB, studio di design e architettura con sede a Stoccolma, fondato a Stoccolma da Emanuele Stamuli , a cui si è aggiunta poi la sorella Francesca. Con un team di tecnici e progettisti lavora principalmente su interior e product design, con un forte legame con il mondo della moda. Ganni, Alexander Wang, By Malene Birger,  sono alcune delle maison per cui lo studio firma showroom in giro per il mondo, a cui si aggiungono alcuni interior residenziali e una serie di arredi minimalista pop. La passione per il colore e per i materiali a basso impatto ambientale sono le due linee guida dell’approccio di Stamuli al disegno. Il futuro è ricco di impegni, lo studio sta infatti lavorando, tra le varie cose, a una villa sul mare a Rayol in Costa Azzurra, al primo e unico store di Magda Butrym a Varsavia, al flagship di Dion Lee a Melbourne e a flagship per Tiger Of Sweden a Copenaghen e a Monaco di Baviera.
  • le poltroncine C-Cloud Chair di Carlabdesign in ferro verniciato a polvere e tessuto. Designer italiana con studi e preparazione a Londra dove si è laureata nell’ambito dell’interior design. DNA internazionale a cui ha aggiunto le arti e le ispirazioni del made in Italy. Il suo percorso professionale si caratterizza per numerose ristrutturazioni d’interni e progettazione di arredi custom made. La passione per lo studio e la lavorazione dei materiali in aggiunta alle sue capacità artigianali le permette di realizzare sempre nuove forme progettuali.
  • Guendalina Salini, artista che si muove tra spaesamento, erranza e maraviglia