La voce del Festival.

Le installazioni di paesaggio.

Il tratto distintivo del Festival è sempre stato quello di sperimentare l’effimero.

Installazioni artistiche temporanee, provocatorie, evocative, divertenti, hanno da sempre stimolato una riflessione mai facile sulla rappresentazione della nostra civiltà attraverso un’idea di natura.

Il Festival, chiamando attorno al fuoco artisti e paesaggisti, ha raccontato la sua visione di paesaggio quale porto franco di rigenerazione di forme e idee per l’architettura e l’urbanistica.

Il paesaggio quale chiave di lettura della contemporaneità.

Una collezione, quella del Festival, unica e rara nel suo genere.

Piccoli atti consapevoli, preveggenti, capaci di leggere e interpretare i temi di una città del nostro tempo, che non è più naturale, né urbana, né rurale, ma è piuttosto un continuum di questi tre regni una volta separati.

È la città del terzo millennio, che presenta caratteri ormai del tutto diversi dalla città nella quale siamo nati.


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Siamo sempre alla ricerca di autori che raccontino il loro immaginario quotidiano, casa e città, ed esprimano una visione della contemporaneità

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